VIESTE - “L'omelia di oggi in
realtà è stata scritta già dal nostro fratello don Giorgio un anno
fa e io voglio riprendere oggi alcuni dei suoi concetti più
importanti, la fedeltà al sacerdozio nel segno di Maria,
l'attaccamento alla chiesa”.
Con queste parole l'arcivescovo Franco Moscone ha iniziato oggi il suo quieto ricordo di un sacerdote viestano che sarà di sicuro ricordato nel suo paese e anche a Rodi, dov'è stato pure parroco.
Alla presenza del presule e di tutti
i sacerdoti viestani si sono svolte le esequie di don Giorgio Trotta,
scomparso l'altro giorno all'età di 78 anni, nella grande piazza
rivestita di marmi in ogni sua parte a fianco del santuario di
S.Maria di Merino.
In quell'area archeologica don Giorgio, rientrato
da un lungo soggiorno in Terra Santa, fece costruire da zero come
parroco tutto quello che si vede, raccogliendo fondi tra i fedeli,
dando impulso a una mobilitazione che ha portato, ad esempio, a
rinvigorire la confraternita dedicata alla Protettrice di Vieste.
L'innovazione delle consorelle a fianco dei confratelli è un altro lascito che connota la sua eredità, per un personaggio che ha segnato sino agli ultimi giorni della sua esistenza tutte le realtà di cui ha fatto parte.
L'arcivescovo Moscone dal canto suo
ha ricordato il suo impegno religioso soprattutto nello sforzo di
portare all'onore degli altari don Antonio Spalatro, sacerdote
viestano che lui conobbe da bambino.
“Don Spalatro era del 1942, don Giorgio del 1954: credo che quell'esempio sia stato importante per lui” ha ricordato con affetto il presule. Mai paragone poteva essere più giusto. Ancora oggi il Servo di Dio don Antonio Spalatro viene ricordato dalla gente comune per la mobilitazione con cui ha rimesso in piedi, letteralmente, l'oratorio e la chiesa e i fabbricati della parrocchia che si affaccia sul porto.
Don Giorgio ha fatto alttrettanto. Un fervore per i mattoni e le costruzioni che era pari alle sue prediche, sempre ad alta voce. “Voglio scuotere le coscenze” ripeteva ai fedeli intimiditi dai suo toni incombenti. Raccolse fondi per la chiesa di Sam Giuseppe Operaio, per una serie di rifacimenti e aggiustamenti che da ultimo lo avevano portato anche a immaginare un monumentale campanile.
Ma l'attenzione ai mezzi di
comunicazione di massa e alle possibilità di radio e tv private
furono per lui un motore di impegno. Non a caso fu tra i soci
fondatori di un'emittente che ancora oggi è attiva.
Quando nella seconda metà degli anni '70 a Vieste nacquero come funghi cinque radio e persino tre emittenti televisive, lui era in prima fila per sostenere un impegno diretto. Di qui l'appellativo di “Don Berlusconi” con cui anche i suoi parrocchiani seguivano le teleprediche.
Una volta chi scrive gli chiese se gli interessava fare concorrenza ai primi telepredicatori che si affacciavano alla ribalta delle Tv private. Don Giorgio scosse il capo con vigore: “Qui sono nato e qui voglio restare. Questa è la mia vigna”. Così, con un paragone evangelico, chiuse la discussione.
Ma ancora una volta impugnò la penna per attaccare i suoi contestatori quando alcuni mesi fa vennero abbattuti gli albero che facevano ala a fianco del punto di preghiera, “La Pietra della Madonna” lungo la strada della processione. I lavori furono comunque finanziati in due stralci, per circa 60 mila euro, quell'area è diventata tutt'altro e don Giorgio manifestò ad alta voce la sua soddisfazione per aver portato a termine quel suo impegno.
I suoi sostenitori lo hanno sempre accompagnato . Anche ai funerali oltre un centinaio di persone hanno sfidato il caldo per dargli l'estremo saluto.
Riposa in pace don Giorgio. Chi ti ha conosciuto si ricorderà di te.
7 luglio 2021