VIESTE -- Il 4 luglio è una data magica per tutti gli americani, qualcosa di più di una festa nazionale.
L'Independence Day, così come lo abbiamo conosciuto in tanti film di Hollywood, è un rito collettivo in cui gli americani di prima, seconda o terza generazione, immigrati o turisti si ritrovano insieme per festeggiare la nazione e la bandiera a stelle e strisce.
Anche per Maria Teresa Ruggeri, titolare del lido Tre Stelle, 50 anni e due figli al lavoro con lei, il 4 luglio è una giornata particolare. Non solo bilanci ma anche un ricordo alla sua prima patria, quella dell'infanzia tra Manhattan e una casa dove si parlava viestano, si ricordava Vieste compresa la festa della Madonna di Merino, e ci si organizzava per andare l'estate a Vieste.
Suo padre, andato negli States a cavallo della seconda guerra mondiale su invito del futuro suocero, viestano pure lui, per la specializzazione dopo la laurea in medicina, era rimasto legatissimo al paese d'origine. E anche se aveva imbroccato l'attività, unendo un'attività di import export a fianco di quella da farmacista, papà Ruggeri aveva un sogno nel cuore.
Morì troppo presto e sulla nave che tornava verso l'Italia e Vieste, dove volle essere sepolto, c'era anche la mamma. rrivata in paese non volle più muoversi.
"La mia storia comincia proprio da lei - ricorda oggi Maria Teresa - Arrivata all'università, visto che a New York andavo molto bene a scuola e avevo scelto Economia, mi dissero che avrei dovuto parlare bene una seconda lingua per sostenere certi esami. Per me fu una scelta felice, e decisi di restare qualche mese con mia nonna.
In fondo ero venuta in paese sempre per passare le estati, viaggiando sino a cinque anni in nave e poi in aereo dal 1965.
In breve: mi ambientai bene e cominciai a vedere Vieste e l'America con occhi diversi".
Così l'Independence Day a New York con gli amici, le grigliate e gli hot dog, gli hamburger e le passeggiate sulla Fifth Avenue non persero importanza. Ma al tempo stesso il seme viestano era diventato una pianta, dalla nostalgia era diventato un'opportunità di lavoro.
"Finii che mi sposai e poi tornai negli Usa ma per un breve periodo - continua - Lì nacque il mio primo figlio Giuseppe nell'83, mentre Dominique nacque qui, a S. Giovanni Rotondo. Riuscii a finire anche l'università con la laurea. Ma ormai avevo scelto di restare a Vieste e qui è continuata la vita.
Resta il passaporto americano, una vita viestana al cento per cento e il gusto di ricordare con gli amici, se è il caso e capita l'occasione, anche il 4 luglio. Magari faccio un brindisi con mia sorella Caterina, che anche lei ha sposato un viestano. Ora è tornata tutta la famiglia. Il futuro? Tutto da creare. Dagli Usa ho imparato una lezione: ognuno è protagonista, padrone della sua vita, se lo vuole. Nel bene e nel male, e poi se ne assume le responsabilità".