VIESTE -- E' stata una lunga, lunghissima riunione quella che si è tenuta ieri mattina in Procura a Foggia dopo la grande manifestazione antimafia di Libera. Più di 40 mila persone hanno invaso pacificamente le strade del capoluogo, con slogan e striscioni.
Ma la mafia garganica ha voluto mandare un'altro segnale di sfida con l'agguato contro Marco Raduano, detto Pallone, 33 anni, che vuole guidare una delle fazioni nell guerra tra i clan per il controllo di Vieste e dei principali centri del Promontorio.
Dopo l'attentato è stato piantonato in ospedale ma anche i suoi sodali hanno stretto l'ospedale di S.Giovanni Rotondo in una rete di controlli per evitare ulteriori attentati.
E siccome a Foggia sono arrivati i vertici delle forze dell'ordine, il numero uno della Procura Antimafia nazionale, De Raho, e anche quasi tutti i giudici del Palazzo di Giustizia di Foggia, ecco che l'attentato di Vieste è diventato uno smacco indigeribile.
Ora resta da capire chi, come e perchè ha usato un fucile da caccia calibro 12 per colpire Raduano. Ha sbagliato mira, appostandosi in uno dei pochi utili per un tentato omicidio, o è stato solo un avvertimento, visto che da quella postazione i kalashnikov non avrebbero sbagliato?
Che si sia trattato di un lupo solitario, di qualche sbandato che avesse dei conti da regolare con lui è escluso. In quei paraggi il peso dei clan è tale che non vola una mosca se qualcuno non lo permette. E allora perchè qual fucile calibro 12 per sparare? Gira e rigira l'interrogativo è sempre quello. Senza risposta. Per ora.
Lo stesso Raduano, a piedi a poca distanza da casa, continua a mandare segnali ai suoi avversari, facendo vedere nei fatti che non teme pericoli e che non ha bisogno di macchine blindate per muoversi.
Magari è proprio quel senso di impunità che i suoi avversari vogliono incrinare.
22 marzo 2018
Ma la mafia garganica ha voluto mandare un'altro segnale di sfida con l'agguato contro Marco Raduano, detto Pallone, 33 anni, che vuole guidare una delle fazioni nell guerra tra i clan per il controllo di Vieste e dei principali centri del Promontorio.
Dopo l'attentato è stato piantonato in ospedale ma anche i suoi sodali hanno stretto l'ospedale di S.Giovanni Rotondo in una rete di controlli per evitare ulteriori attentati.
E siccome a Foggia sono arrivati i vertici delle forze dell'ordine, il numero uno della Procura Antimafia nazionale, De Raho, e anche quasi tutti i giudici del Palazzo di Giustizia di Foggia, ecco che l'attentato di Vieste è diventato uno smacco indigeribile.
Ora resta da capire chi, come e perchè ha usato un fucile da caccia calibro 12 per colpire Raduano. Ha sbagliato mira, appostandosi in uno dei pochi utili per un tentato omicidio, o è stato solo un avvertimento, visto che da quella postazione i kalashnikov non avrebbero sbagliato?
Che si sia trattato di un lupo solitario, di qualche sbandato che avesse dei conti da regolare con lui è escluso. In quei paraggi il peso dei clan è tale che non vola una mosca se qualcuno non lo permette. E allora perchè qual fucile calibro 12 per sparare? Gira e rigira l'interrogativo è sempre quello. Senza risposta. Per ora.
Lo stesso Raduano, a piedi a poca distanza da casa, continua a mandare segnali ai suoi avversari, facendo vedere nei fatti che non teme pericoli e che non ha bisogno di macchine blindate per muoversi.
Magari è proprio quel senso di impunità che i suoi avversari vogliono incrinare.
22 marzo 2018