25/04/2024| 1793 articoli presenti
 

"Un medico in famiglia" a Vieste
Al "Buon Pastore" arriva Melina
Beatrice Fazi si racconta

VIESTE  --  Chiamare il personaggio televisivo, soprattutto se famoso, fa sempre audience. E poi il talk show dal vivo, mettendo a contatto una protagonista con il pubblico di una sala, è sicuramente un motivo di grande richiamo. Di qui la scelta del nostro istituto  alberghiero di portare a Vieste l’attrice Beatrice Fazi, popolare star della serie “Un medico in famiglia”, che interpreta la domestica Melina, ovvero Carmela Catapano.

  L’occasione è data dalla chiusura del Giubileo. Domani, 18 novembre alle  19.30 presso la parrocchia “Buon Pastore” l’attrice incontrerà la cittadinanza viestana parlando del suo cammino di fede. L’incontro si rinnoverà nella mattinata del 19 novembre 2016 ore 10.30 nell’aula magna dell’Ipssar dove sempre la Fazi  incontrerà gli studenti.

   Di Beatrice Fazi, sui suo sito Fb, c’è la sua testimonianza toccante della perdita del figlio che poco tempo fa portava in grembo e che si sarebbe unito agli altri quattro figli che l’attrice ha già messo al mondo.Ecco cosa dice lei stessa.

    “Ho sperato fino alla fine – scrive la Fazi - che stavolta le cose andassero diversamente. Ma devo rassegnarmi e lasciarti andare. Perdere un figlio è un’ingiustizia a cui non riuscirò mai ad abituarmi. Anche se è così poco che sei dentro di me, il dolore è cocente. Non riesce a passare. Anche se ne ho altri quattro, di figli. Anche se aver saputo che c’eri è stata una sorpresa inaspettata. Quanta gioia possono dare i valori positivi delle beta nel sangue! Maledette beta che poi decidono di rallentare la corsa. Fino a fermarsi. Fino a fermare il battito del tuo debole cuore. Ti ho visto, amore mio. Piccolo e rannicchiato nella tua stanza buia. Sembravi spaventato quanto me mentre l’ecografo esplorava il tuo piccolo mondo, la tua piccola casa che non ha saputo proteggerti. Il mio grembo. Quante domande mi assalgono. Stavolta come ogni volta. E se fosse stata colpa mia? Se tutta la fatica, lo stress di questi giorni fossero stati fatali? Il ginecologo dell’ospedale qui al mare mi ha detto di non torturarmi. Doveva andare così. Mille volte, facendo catechesi, ho ripetuto agli altri che nel dolore non ci si deve chiedere perché. Perchè a me? Perché di nuovo a me? Ora mi tocca. Mi tocca starci dentro fino in fondo a questo dolore, senza capire, senza capirlo, senza riuscire a non pensare a quanto sarebbe stato bello vederti nascere in primavera, vederti crescere giocando con Maddalena, coccolati dai fratelli più grandi. Figlio mio. Mio adorato amore. Senza pudore affido a questo spazio lo sfogo della mia pena. Non so perché. Non sto cercando conforto. Dio non ha tardato a darmi consolazione. Di questi tempi pare che sia più vero ciò che si scrive qui ed io davvero devo lasciarti andare. Devo convincermi che è finita. Devo augurarmi che tu riesca a uscire da solo, senza interventi che ti strappino via da me. Fatti strada, ti prego, dolcemente. L’anima tua riposa in pace, lo so, angelo mio. Lascia che anch’io riposi da quest’angoscia. Mi resta come consolazione poterti amare come una mamma ama suo figlio. Nessuno mi potrà togliere questa gioia, la gioia di amarti. A Dio, piccolo mio. Mamma”.

   "Il percorso intrapreso - scrive  nella sua nota informativa l'Ipssar Mattei per sottolineare la militanza confessionale della scuola -  testimonia l'attenzione dell'Istituto per una formazione a tutto campo che prevede lo sguardo anche sullo spirito".